introduzione

di seguito troverete degli itinerari per immagini in Appennino. Il primo che vi proponiamo ha come tema la pastorizia e la sua influenza sugli insediamenti, sull'arte, sull'architettura e sulla religiosità.
Le didascalie possono aiutarvi ad individuare meglio cosa vedere, cosa cercare e chi incontrare.
Per informazioni: info@essereinappennino.org

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da millenni i percorsi sui quali i Romani realizzarono la via Flaminia, ed i suoi diverticoli, sono stati utilizzati dai pastori appenninici per le loro transumanze fra i pascoli montani estivi e le pasture invernali del litorale adriatico.

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il paesaggio ancora parzialmente caratterizzato da campi delimitati da siepi dei fondovalle dove l’attività agricola era prevalente sull’allevamento ci ricorda la necessità di difendere le colture dei campi dall’ingresso delle greggi transumanti.

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le siepi hanno associazioni di specie vegetali spinose per meglio svolgere la funzione protettiva.

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lungo le strade della transumanza è ancora facile incontrare fontanili appositamente predisposti per l’abbeverata degli animali 

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fotografia di massimoseanpepe

l’intenso pascolamento ha determinato nei secoli il degrado o la scomparsa della vegetazione arborea in vaste aree dell’Appennino.

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il bosco è tuttora presente ha la sua utilizzazione per produrre legna da ardere con un taglio ciclico di circa 20 anni.

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nel secolo scorso parallelamente alla decadenza dell’attività pastorale sono stati attivati programmi di rimboschimento.

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i rimboschimenti spesso effettuati con aghifoglie caratterizzano qua e là con il loro colore verde scuro i pendii delle montagne. Nella foto la pineta sopra Gualdo Tadino realizzata già in epoca mussoliniana come evidenzia il simbolo del fascio che disegna.


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le parti sommitali delle montagne e gli estesi altopiani carsici erano gli spazi dominio di pastori del periodo estivo di solito da maggio a fine ottobre.

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i prati senza confini si estendono in gran parte su proprietà collettive (comunanze agrarie, università agrarie, ecc.) che interessano ancora oggi oltre il 10% del territorio regionale.

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fotografia di massimoseanpepe

nonostante la forte diminuzione dell’allevamento ovino, il millenario utilizzo ha determinato un ecosistema dei prati molto stabile.

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i mesi di maggio e giugno sono quelli che offrono lo spettacolo più intenso della fioritura delle tante specie che compongono il sistema dei pascoli naturali

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fra queste, tante diverse orchidee vivono nel ridotto strato di terreno molto ricco di sostanze organiche.

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l’attuale ridotto utilizzo dei pascoli è comunque riconoscibile nella loro riconquista da specie arbustive pioniere come la ginestra o il ginepro.

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i piani di Colfiorito erano nel passato una delle aree di massima concentrazione delle greggi transumanti. Il paesaggio a campi aperti ha origine nel permanere in questi terreni agricoli di montagna dell’uso civico: il diritto dei pastori di entrare a pascolare liberamente, dopo il raccolto, anche nei terreni di proprietà privata.

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si ringrazia per la fotografia Gianandrea La Porta



l’antichità dell’allevamento pastorale di queste aree è testimoniato dalla diffusa presenza di castellieri come quello di Monte Orve, tipico insediamento delle popolazioni umbro-picene.

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di queste popolazioni, i Plestini, si possono osservare interessanti corredi nel piccolo museo di Colfiorito, ospitato in una delle vecchie “casermette” della Scuola di Artiglieria di Foligno.

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i pastori transumanti organizzati nella masseria, composta dalle 20 alle 40 persone a seconda della grandezza del gregge, vivevano in insediamenti temporanei ma si appoggiavano per le esigenze quotidiane nel centro di Colfiorito dove si è mantenuta l’antica funzione commerciale dell’area e della trasformazione del latte.


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soltanto nel caso di grandi proprietà nobiliari e di gruppi di pastori facenti capo ad un armentario la masseria si appoggiava a strutture murate di grandi dimensioni che sorgevano di solito isolate in campagna.

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l’insediamento fisso è solitamente accentrato. Vi risiedevano le famiglie sia di pastori transumanti che di quei pochi, di solito anche agricoltori, proprietari di piccole greggi che restavano tutto l’anno in montagna.

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i villaggi con la ricostruzione del terremoto ormai quasi completata e con il piano del colore che è stato applicato si presentano ormai come moderni insediamenti che talvolta ricordano più villaggi turistici marini che insediamenti rurali!

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la religiosità del mondo pastorale è sempre stata molto profonda e presenta una spiccata continuità dei luoghi di culto. La basilica di Plestia si erge su un precedente tempio in prossimità dell’antica città di Plestia della quale sono visibili gli scavi a lato della strada che conduce a Pieve Torina.

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la Chiesa della Madonna del piano che è arricchita di interessanti affreschi quattrocenteschi recentemente restaurati grazie ai fondi del terremoto, sorge pure su un precedente tempio pagano.

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l’architettura di queste chiese presenta sempre degli spazi porticati che lungo i percorsi rappresentavano anche luogo di ricovero per gli uomini della masseria. 

Tale funzione è particolarmente evidente nella bellissima struttura della Pieve dedicata a Santa Maria Assunta a Fematre ricca di affreschi della scuola di Paolo da Visso. Per visitare la Chiesa chiedere in paese.

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piccoli oratori sparsi nel territorio testimoniano ulteriormente la religiosità del popolo della montagna...


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...così come le numerose edicole ancora molto vissute e curate.

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la piccola città di Visso, sede del Parco dei Monti Sibillini, era la “capitale” della pastorizia: nelle sue montagne erano allevate in estate oltre 100.000 pecore.

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si ringrazia la Signora Pina Amici di Cesi per la disponibilità

da questa cittadina prendeva anche il nome la “sopravvissana”, la tipica razza di pecore delle greggi transumanti particolarmente adatta alla produzione di lana ed oggi annoverata fra le razze di animali in via di estinzione.